Aveva per molti aperto la strada alla sperimentazione della pittura astratta, formale ed informale, fu l’aspetto terrificante di una crisi che non conobbe limiti della quale il pittore stesso ne rimase coinvolto. La pittura astratta è stabilita su altre basi rispetto a quella figurativa: il figurativo crea delle emozioni continuative ed invariabili nel tempo mentre le diverse forme d’astrazione servono soltanto a soddisfare l’io fantasioso, sono due concetti diversi, il figurativo ha delle regole precise matematiche scientifiche, l’astratto invece essendo libero da regole progettuali e subordinato per la maggiore al colore. Abbandonata l’idea della pittura astratta, l’artista riapre il dialogo con la pittura figurativa. Ma il problema permane, quale strada da percorrere? Il tardi ‘800 e i primi del ‘900 furono l’inizio del figurativo moderno e la fine della pittura oziosa in Europa. Picasso cubista, consapevolmente, aveva sbarrato la strada all’arte figurativa moderna pensando di aver chiuso per sempre con essa, ma ciò che aveva realmente fatto col cubismo era effimero, imprigionando prospettiva e strapiombo mediante una geometria variabile (come di un vico chiuso) in questo senso il cubismo è emotivamente poco variabile nel tempo da renderlo ozioso. Il problema era di aprire un dialogo nuovo con l’arte senza in correre nel pericolo di oziosità dovunque essa si trovasse.

Il Paesaggio dell’altropiano, Ragusa (Prospettiva ottica)
Olio su tela 80×80 2008

Panoramica su ibla
Pastello 45×30 1982
L’arte antica è quella la quale si ripropone ripetitività (es) arguire su un ritratto tecnico senza toglierne i meriti rimane pur sempre un discorso tecnico. Una figura tecnica senza toglierne i meriti rimane pur sempre un discorso tecnico, un drappeggio tecnico rimane pur sempre un discorso tecnico e così via. La prospettiva rinascimentale per la maggiore è costruita su uno o due punti fugali nei quali o dai quali il paesaggio appare a volte brullo e senza vita, avvolto spesso in toni bituminosi, il Caravaggio ne è un esempio, il Giorgione è un altro esempio non citiamo gli altri, la parola oziosità può indicare, l’inutilità, la vanità, o la futilità di un esercizio inconsistente, inutile domanda oziosa ect nel caso dell’arte primitiva e arcaica o rinascimentale la oziosità è connessa strettamente alla parte tecnica della pittura, futile perché rappresenta quasi sempre le stesse cose: ritratti di Madonne, e di uomini, e di bambini, e di paesaggi brulli interni di chiese colonnate guerre storiche, ed una sequela di innumerevoli crocifissioni e deposizioni. La parte abominevole dell’arte primitiva rinascimentale e senz’altro la sequela delle innumerevoli crocifissioni e deposizioni voglio ricordare che tali rappresentazioni sono in netto contrasto con i comandamenti di Dio (es) esodo 20/4 e 5 è il divieto chiaro di non fare scultura, o alcuna immagine delle cose che sono lassù nei cieli, o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra i versetti 4 e 5 indicano che la rappresentazione di tali cose non devono essere motivo di idolatria rappresentativa “non ti prostrare dinanzi a tali cose e non servir loro” Isaia 44 ne avvolge altro significato.

La cattedrale di Sciacca, allegoria (prospettiva ottica)
Olio su tela 70×90 (2007)

La cattedrale di Sciacca, allegoria (prospettiva ottica)
Olio su tela 70×90 (2007)
Nel rinascimento i ritrattisti o madonnari erano richiesti per immortalare, le varie madonne del clero chiesistico religioso; quante le innumerevoli madonne sepolte nella polvere? Eppure la loro vanità resiste ancora oggi; similmente i loro maschi erano solitamente abbigliati di vesti morbide e adornati di anelli d’oro e di pietre preziose. Epicurei di nascita ma austeri ed insofferenti allo stoicismo epocale di lor grazia secolare. Tra i figurativi moderni Giorgio Morandi e sicuramente il pittore più ozioso, il suo mondo inizia con le sue bottiglie e muore con esse, assieme a qualche paesaggio ect, Sironi non è ozioso è variabile e creativo, uno dei miei preferiti anche per la morte che ha patito sicuro interprete del suo tempo. La ricerca di un linguaggio nuovo espressivo ed originale continuativo sembrava una meta difficile da raggiungere; trovare l’idea di nuove forme d’espressione che potessero essere associate ad un personale contemporaneo originale capace di suscitare nuove emozioni sembrava lontano, se non addirittura impossibile. L’espressionismo in sintesi è per sua natura “l’individuazione del gesto pittorico associato alla visione interpersonale dell’artista nella libertà della forma e del colore Vincent Van Gogh ne è il perfetto esempio assieme a Paul Gauguin due grandi insuperabili. Mentre gli anni passavano ciò che si manifestava nel lavoro di Carlo Criscione era il ripetersi di forme originali, si ma con limitata capacità di produrre nuove emozioni. L’idea di una pittura nuova che suscitasse nuove emozioni era già in embrione e si chiamava “prospettiva ottica” concetto associato al colore e a nuove forme.

Tramonto
Olio su tela 55×75 (2013)

Panoramica su Ibla
Pastello 45×30 (1981)
Fu negli anni ’90 che la forma e il colore arrivarono ad una svolta decisiva, il colore in questo senso faceva da supporto alle ricerche geometriche “stabilite nello spazio”. Ciò che è difficile nella prospettiva ottica è la coerenza spaziale fra le cose rappresentate; poiché si gioca con i millimetri nelle varie prospettive o soluzioni tecniche, in questo senso tale progettazione si appropria mediante linee geometriche fino a 15 punti o più fugali; per questa ragione ogni opera pittorica è corredata di un progetto; a dire il vero ogni opera necessita di un progetto; finalmente l’artista aveva trovato il senso continuativo di un arte che suscitasse nuove emozioni pur rimanendo fedele al figurativo. La sua ricerca aveva raggiunto il suo scopo. Così scrive Carmelo Arezzo dell’arte di Carlo: la ricerca delle origini in un passato più arcaico permette di considerare il presente come il risultato di un’intera storia.