Come critico d’arte e storico più essere difficile a volte scrivere di un pittore i cui lavori aspettano sulla tela un riscontro dal lettore. C’è un processo che si sviluppa nella mente di un’artista mediante il quale egli separa l’atto del “produrre”, come da un gomitolo di filamenti incontrollabili che incominciano a toccare certi punti che si connettono fra di loro, finchè si arriva ad un’emergente significato. Certamente non un significato azionale, ma più tosto ‘intreccio creativo di una stesura, delicata e rara nell’esecuzione, difficile da catturare che si manifesta in un’intreccio mentale di assoluta eleganza che, come il filo del gomitolo, inizia a fluttuare sospeso nello spazio in assenza di gravità mentre va alla ricerca indefinita spaziale “dell’oggetto pittorico”; immagini e forme incominciano ad apparire.
Allora, dunque, niente etichette, niente facili fascette o classificazioni generiche esteriori, genere che immediatamente ci permette di inquadrare qualsiasi cosa e chiunque in un compartimento stabilito, ma piuttosto biglietti verso un luogo immaginario dove possiamo scoprire quello che l’artista vuole dirci dalle profondità della sua anima. Natura, paesaggi ed alcuni ritratti popolano la produzione di Criscione. Un mondo che è, chiaramente, il mondo della sua terra; distintamente siciliano e ancor più distinto dalla Sicilia orientale. Dalla Sicilia orientale, dicevamo, da quell’angolo che guarda la lunga e larga costa mediterranea che si espande da Bisanzio, la luce è differente dal resto del’isola, il mare assume una più profonda colorazione del blu, uno tende alla pausa, di penetrare all’aldilà, verso un luogo dove si possa trovare un’altro stato dell’anima mentre guarda il mare. Sembra più vasta da questa parte dell’isola, più rotondo la curvatura della terra e più visibile e profonda e poi, come in un mistero, “la mente”; uno incomincia a parlare con il mare e le risposte arrivano alle domande che contengono il messaggio per l’anima.
Carlo Criscione è nato a Ragusa nel 1946, ha trascorso la sua vita in quest’angolo del mondo ed è naturale che la sua arte, ed innovata creatività, fosse caratterizzata da questa luce. non stiamo parlando di una certa lettura del lavoro di Criscione, ma di una qualità misteriosa della terra che lui è capace e riesce a catturare in una singola composizione, raffigurandola fedelmente anche quando sta dipingendo un paesaggio urbano o un paesaggio senza il mare. Si potrebbe dire: “questo è lavoro istintivo, un talento naturale”, come se lui fosse un pittore naif; sicchè è ovvio, dalle sue pennellate coloristiche, che Criscione è un’artista maturo. La composizione tradisce la sua conoscenza dei maestri e i suoi insegnanti assieme, la sovrapposizione di colori e forme parlano di una mente a riposo al gioco d’intreccio geometrico. La sua visione e abilità hanno successo nell’astrazione dalla reale essenza delle cose e in questo processo lui arriva ad una rappresentazione che non è niente altro che un’invito ad un luogo di meditazione, anche quando il mondo appare fantasticamente trasfigurato, come affermò Nunzio Zago del lavoro di Criscione. Noi sappiamo tutt’ora ciò che è a repentaglio quando guardiamo alcuni suoi lavori; mentre permettiamo all’occhio di tuffarsi nella luce marina dei suoi dipinti, noi passiamo all’dilà dell’apparente “naivete” dell’artista,ed entriamo in una dimensione nella quale siamo un tutt’uno con la natura, quella natura che ogni siciliano riconosce, rappresentando, essa, la stessa realtà della terra di Sicilia. Riconosciamola, dunque, come un invito: Criscione, nella sua realtà, ci invita ad un viaggio dove noi sappiamo esattamente cosa aspettarci all’arrivo. Non è sorprendente, dunque, che molte delle sue opere figurano linee che si dissolvono, prospettive forzate verso l’infinito, orizzonti che svaniscono, strade e ferrovie. Esse rappresentano un “idiom emotivo” di un mondo intellettuale e di meditazione, quel mondo ne quale lui vive. Quale mondo il quale desidera che noi visitiamo, che sicuramente è quel mondo che noi troveremo in Ragusa; certamente, questo, è anche un mondo universale che fa di noi quelli che siamo: un viaggio in treno verso le profondità dell’anima dove ogni dipinto non è nient’altro che un biglietto per viaggiare.
Prof. Giuseppe Provenzano
Critico D’arte e storico al Dipartimento di Lingue e Letterature presso la Saint, John’s University Jamaica – New York
Quale mondo il quale desidera che noi visitiamo, che sicuramente è quel mondo che noi troveremo in Ragusa; certamente, questo, è anche un mondo universale che fa di noi quelli che siamo: un viaggio in treno verso le profondità dell’anima dove ogni dipinto non è nient’altro che un biglietto per viaggiare.